6. Dopo la fecondazione: il frutto e il seme

6 Dopo la fecondazione: il frutto e il seme

Che cosa avviene nel fiore dopo la fecondazione?
Dopo la fecondazione tutto il fiore subisce una serie di trasformazioni:
- la corolla di petali e gli stami appassiscono e cadono (25);
- le pareti dell’ovario si ingrossano e si modificano sino a ottenere il frutto (26);
- all’interno dell’ovario ogni ovulo si trasforma in seme, che contiene l’embrione, che rappresenta la pianta in miniatura, derivato a sua volta dalle divisioni ripetute dello zigote ( 27 ). I tessuti di cui è fatto l’ovulo, durante la sua trasformazione in seme, si ispessiscono e irrobustiscono dando origine a sostanze nutritizie e rivestimenti che nutriranno e proteggeranno l’embrione.

25 Fiore appassito.
26 Frutto in formazione.
27 Sezione del frutto.

I processi che portano alla trasformazione dell’ovulo in seme e dell’ovario in frutto hanno significato se pensi alle funzioni che seme e frutto svolgono: il seme garantisce la sopravvivenza dell’embrione che diventerà una nuova pianta; il frutto facilita il trasporto e la diffusione dei semi, cioè la disseminazione.

Come fa il frutto a compiere la disseminazione?
Osserva le caratteristiche di alcuni frutti:
- il frutto del papavero si spacca e catapulta fuori i semi maturi lanciandoli a grande distanza;
- i frutti dell’acero (28) e del tarassaco (29) sono leggeri e hanno forme che ricordano ali e piccoli paracadute: sono adatti a farsi trasportare dal vento;
- il frutto della bardana (30) ha punte e uncini per attaccarsi al pelo degli animali che serviranno da mezzo di trasporto;
- i frutti del biancospino ( 31 ) sono graditi a molte specie di uccelli, che li mangiano e li diffondono nell’ambiente attraverso gli escrementi;
- la noce di cocco galleggia e si fa trasportare dall’acqua.

La forma caratteristica di ogni frutto è in relazione con il tipo e con la strategia di disseminazione usati.
I frutti hanno bisogno di tutte queste strategie per la disseminazione perché se si limitassero a cadere al suolo, ai piedi della pianta madre, in poco tempo il ristretto spazio attorno a essa sarebbe sovrappopolato e le pianticelle germogliate finirebbero per danneggiarsi a vicenda per sopravvivere.

per saperne di più

Frutti veri e frutti falsi

In botanica, la scienza che studia i vegetali, il termine frutto indica l’organo delle angiosperme derivato dalla trasformazione dell’ovario dopo la fecondazione. Molto spesso però si indicano comunemente come frutti anche la mela, la pera, la fragola, la mora e il fico che, dal punto di vista botanico, non lo sono. Essi infatti derivano dalle modificazioni non solo dell’ovario ma anche di altre parti, come ad esempio il ricettacolo, il rigonfiamento verde sul quale sono inseriti il pistillo e gli stami. Nella mela e nella pera, per il botanico, il vero frutto è il torsolo, perciò la mela e la pera sono dette “falsi frutti”. La fragola e la mora sono invece aggregazioni di tanti piccoli frutti veri, ammassati su un ricettacolo ingrossato e diventato dolce e succoso. Nel fico il ricettacolo è cavo e tappezzato al suo interno da tanti piccoli frutti veri.



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