5. Il posto dell’uomo nell’evoluzione

5 Il posto dell’uomo nell’evoluzione

Secondo Darwin, l’uomo, come ogni altro essere vivente, è il risultato di un processo evolutivo durato milioni di anni. Per studiare l’evoluzione umana gli scienziati utilizzano i resti fossili ma anche la comparazione tra gli organismi attuali più simili all’uomo.


Quali specie di mammiferi somigliano di più alla specie umana? Quali sono le specie con cui siamo più imparentati?
La specie umana appartiene all’ordine dei primati, insieme alle scimmie antropomorfe, ovvero “con forma umana”, alle scimmie e alle proscimmie, il gruppo più primitivo. La storia evolutiva dei primati può essere visualizzata mediante un albero genealogico in cui i punti di biforcazione indicano quando è vissuto l’antenato comune tra due gruppi. L’antenato comune a tutto il gruppo dei primati comparve circa 60 milioni di anni fa: era una primitiva proscimmia, un piccolo animale insettivoro di abitudini notturne che viveva sugli alberi sui quali si arrampicava con le robuste unghie. Nel corso di milioni di anni è avvenuta l’evoluzione delle scimmie e in seguito quella delle scimmie antropomorfe come il gibbone, l’orango, il gorilla e lo scimpanzé. Le antropomorfe hanno le ultime vertebre saldate a formare il coccige, sono perciò senza coda e hanno avuto un progenitore comune con l’uomo in tempi relativamente recenti, circa 20 milioni di anni fa. Tra le antropomorfe, lo scimpanzé è quello che ci assomiglia di più poiché condivide con noi molti caratteri; inoltre il nostro antenato comune risale a soli 6-7 milioni di anni fa.

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Le caratteristiche dei primati

Tutti i primati posseggono delle caratteristiche fondamentali:
- gli occhi frontali adatti a una visione stereoscopica in tre dimensioni;
- arti con cinque dita prensili, dita mobili, unghie piatte.
La vita sugli alberi tipica dei primati primitivi richiedeva una vista adatta a valutare le distanze da un ramo all’altro e la trasformazione dell’arto anteriore in una vera e propria mano adatta alla presa. Per arrampicarsi sugli alberi era necessario poter chiudere il 2°, 3°, 4° e 5° dito attorno al ramo e possedere un pollice capace di opporsi un modo più o meno completo alle altre dita. L’opponibilità del pollice è stato uno degli adattamenti più importanti nella storia dei primati, indispensabile per prendere gli oggetti con forza (presa di forza) ma anche per manipolarli in modo più preciso (presa di precisione) come è capace di fare l’uomo ma anche alcune antropomorfe come lo scimpanzé e il gorilla.

Quali caratteri dimostrano la parentela dell’uomo con le antropomorfe?
Per dimostrare la parentela tra la specie umana e le scimmie antropomorfe non è sufficiente basarsi sulle caratteristiche esterne e visibili a occhio nudo. Occorre cercare somiglianze nelle strutture genetiche e nelle molecole biologiche. Osserva le due mappe cromosomiche, dello scimpanzé e dell’uomo.


Lo scimpanzé possiede 48 cromosomi di forma molto simile a quella dei cromosomi umani che sono 46. Gli scienziati ipotizzano che milioni di anni fa sia avvenuta una mutazione che causò la fusione di due coppie di cromosomi, generando il corredo cromosomico umano. Studi recenti hanno inoltre dimostrato che il DNA dello scimpanzé è identico a quello umano per il 99%. Altre analisi riguardano le proteine e i gruppi sanguigni: le antropomorfe (18) hanno proteine molto simili a quelle umane, dalle quali differiscono solo per la disposizione di alcuni amminoacidi, e presentano quasi tutti i gruppi sanguigni esistenti nella specie umana, anche se con percentuali di frequenze diverse. Anche nel comportamento le scimmie mostrano spesso somiglianze con gli umani: lo scimpanzé vive in società e ha una grande capacità di apprendere, comunicare, utilizzare utensili. Le scimmie antropomorfe condividono quindi con la specie umana molti caratteri, a livello di:
- cromosomi;
- DNA;
- proteine;
- gruppi sanguigni;
- comportamento.

Quali caratteri differenziano l’uomo dalle antropomorfe?
Nonostante le scimmie antropomorfe siano i primati più simili all’uomo, le differenze sono presenti in molti caratteri anatomici piuttosto evidenti.
Confronta alcuni caratteri dello scimpanzé e della specie umana:


L’uomo si differenzia dunque dalle scimmie antropomorfe per:
- la stazione eretta e l’andatura bipede;
- pollice che può toccare la punta di tutte le altre dita, completamente opponibile;
- la faccia corta e piatta;
- i denti tutti della stessa lunghezza;
- il cervello molto più sviluppato che ha permesso una evoluzione culturale.

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