4. L’energia nucleare dell’uranio

4 L’energia nucleare dell’uranio

Dopo la seconda guerra mondiale sono entrate in funzione le prime centrali nucleari che producono energia elettrica sfruttando le proprietà del nucleo di un elemento radioattivo, l’uranio. Molti pensano che l’energia nucleare sia disponibile in quantità illimitata ma non è così: l’uranio è un elemento molto diffuso in natura, ma poco abbondante; la scorta mondiale di uranio è all’incirca ¼ di quella del petrolio.


Come si ricava energia dall’uranio?
Nel disegno è illustrata la fissione nucleare, cioè il processo fisico attraverso il quale si ottiene energia dividendo il nucleo dell’atomo di uranio in due nuclei di elementi più leggeri; il termine “fissione nucleare” significa proprio “scissione del nucleo”. Il nucleo uranio (U), bombardato con un neutrone, si spezza e dà origine a un nucleo di bario (Ba) e uno di kripto (Kr) e tre neutroni ( a ). Ogni neutrone bombarda un altro nucleo di uranio liberando altri due neutroni ( b ), ognuno dei quali, a sua volta, colpisce altri nuclei di uranio e così via ( c ). Si tratta di una reazione a catena che libera una enorme quantità di energia.


La fissione nucleare dell’uranio fu ottenuta per la prima volta da un gruppo di fisici italiani guidati da Enrico Fermi nel 1934 ed è la stessa reazione che avviene nella bomba atomica, dove l’energia liberata diventa esplosiva e distruttiva. Nel 1942 Fermi riuscì a trovare il modo per “controllare” la fissione e liberare lentamente l’energia prodotta; il primo dispositivo da lui ideato fu chiamato pila atomica o reattore nucleare ed entrò in funzione a Chicago (Stati Uniti).

Come funziona un reattore nucleare?
Nel reattore nucleare di Fermi, un involucro di piombo contiene un cubo di grafite, sostanza capace di rallentare il movimento dei neutroni; nella grafite sono inserite delle sbarre di uranio alternate a sbarre di boro e di cadmio, dette sbarre di controllo, con la funzione di assorbire la quantità di neutroni in eccesso. Sollevando o abbassando le sbarre di controllo è possibile innescare o bloccare la reazione a catena.


I reattori delle moderne centrali nucleari funzionano con sistemi simili ai quali sono state apportate alcune modifiche.
Da dove deriva l’energia ottenuta dalla fissione del nucleo?
Durante la reazione di fissione nucleare, la somma delle masse di un nucleo di uranio e di un neutrone, utilizzato per il bombardamento, è leggermente inferiore alla somma delle masse dei nuclei di bario e di kripto e dei tre neutroni ottenuti. Si ha perciò la “scomparsa” di una piccola quantità di materia. Il fenomeno è spiegato dalla legge di Einstein che mette in relazione la massa e l’energia nella famosa equazione:

E = mc2
dove:
E = energia
m = massa
c = velocità della luce nel vuoto (300000 km/s)

Anche una piccola quantità di materia (m), moltiplicata per un numero grandissimo,come il valore della velocità della luce al quadrato (c2), si può trasformare in unaenorme quantità di energia (E).Secondo la legge di Einstein, quindi, a una certa quantità di materia che “scompare”,corrisponde l’emissione di una certa quantità di energia.

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L’energia ottenuta dalla fissione del nucleo è dovuta alla scomparsa di una piccola quantità di materia, che si è trasformata in energia.

Perché l’energia nucleare viene considerata dannosa?
Durante la fissione nucleare si producono degli elementi, dette scorie radioattive, che per migliaia di anni emettono radiazioni dannosissime per l’uomo e per l’ambiente. Tali scorie vengono racchiuse in capsule di vetro o ceramica rivestite in acciaio, conservate nelle centrali o in depositi sicuri. Fino a pochi decenni fa venivano usate a questo scopo le miniere in disuso, mentre ora si scelgono luoghi disabitati e privi di acque circolanti che potrebbero venire in contatto con le scorie e favorire la risalita in superficie delle sostanze pericolose. Un altro problema legato all’energia da fissioni nucleare è il pericolo di fuoriuscita di radiazioni delle centrali in caso di “errore umano” o di incidente, come è successo nel 1986 a Chernobyl, in Ucraina, quando uno dei reattori esplose e causò una nube di materiale radioattivo che si diffuse, trasportata dai venti, per centinaia di chilometri e raggiunse anche l’Italia. Il disastro di Chernobyl causò la morte immediata di molte persone, moltissimi casi di tumori nella popolazione e la contaminazione radioattiva dell’ambiente. Nel 2011, un violento terremoto seguito da maremoto, danneggiò alcuni reattori della centrale di Fukushima, in Giappone ( 21 ); anche in questo caso la fuoriuscita di radiazioni contaminò fortemente l’ambiente e costrinse all’evacuazione della popolazione.

per saperne di più

Come funzionano le centrali termoelettriche e termonucleari

Il carbone, il petrolio e il metano sono usati come combustibile nelle centrali termoelettriche mentre l’uranio è usato nelle centrali nucleari.


Grazie alla ricerca e alla tecnologia le centrali termoelettriche che funzionano grazie ai combustibili fossili, in Italia, sono dotate di sistemi che evitano la fuoriuscita di sostanze dannose per l’uomo e per l’ambiente come:
- ossidi di zolfo (responsabili delle piogge acide): emissioni ridotte fino al 98%;
- polveri: bloccate da filtri fino al 99%;
- ossidi di azoto: ridotti fino all’85%;
- anidride carbonica: diminuita del 18%.

Attualmente la ricerca sta lavorando per ridurre soprattutto l’emissione di anidride carbonica, catturandola e “sequestrandola” in posti sicuri sotto il fondo del mare o all’interno di miniere non più utilizzabili. Per quanto riguarda le centrali termonucleari, invece, in Italia nel 1987 si è stabilito di non produrre più energia nucleare.
Recentemente il dibattito si è riaperto e la ricerca è in pieno fermento per migliorare la gestione delle scorie radioattive e per accrescere la sicurezza degli impianti.

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